l’amianto e le sue vittime
Delle sei varietà di amianto, tre rivestono reale importanza industriale:
Crisolito (amianto bianco): rappresenta tuttora circa il 95% della produzione totale di amianto. Consta di fibre di lunghezza variabile; è soffice e setoso; ha una elevata resistenza meccanica e una buona tenuta agli agenti alcalini.
CrocidoIite (amianto blu): si presenta sotto forma di fibre diritte e flessibili; la sua resistenza meccanica e la sua tenuta agli agenti acidi è superiore a quella degli altri tipi di amianto.
Amosite: ha fibre lunghe, diritte e fragili; la sua particolare stabilità al calore lo rende idoneo per l’isolamento termico.
Le proprietà fisico-chimiche peculiari dell’amianto sono:
- l’incombustibilità;
- la resistenza alle alte temperature;
- la resistenza elettrica;
- la resistenza all’usura;
- la resistenza alle sostanze chimiche aggressive;
- la resistenza ai microrganismi.
In natura l‘amianto si trova unito ad altri minerali costituenti la roccia madre (foto a lato) dalla quale le fibre devono essere separate. La roccia viene estratta in miniere o cave, dove per sue successive frantumazioni si ottiene la fibra purificata.
La diffusione dell’amianto nell’industria risale alla fine dell’Ottocento. In questo periodo l’Italia ha il primato nell’estrazione dell’amianto, tanto è vero che ne presenta dei campioni all’Esposizione Universale di Parigi del 1878 e ne mantiene il mercato per un certo tempo grazie ai giacimenti presenti in Piemonte, Valle d’Aosta e Lombardia. Tale primato finisce quando, sul finire del secolo vennero scoperti e valorizzati giacimenti ben più ampi di quelli italiani e ricchi di materiale più pregiato, in Canada, Rhodesia, Australia e Russia.
L’Amiantifera di Balangero è la cava di amianto situata in provincia di Torino che fu attiva dal secondo decennio del XX secolo fino al 1990. Essa fu la più grande cava di amianto in Europa e una tra le prime nel mondo. Per l’estrazione del minerale si utilizzava fino al 1960 la cosiddetta coltivazione a “Glory Hole”. Essa era caratterizzata da enormi scavi ad imbuto con pendenze notevoli e i minatori appesi a delle funi staccavano il minerale con martelli pneumatici, il quale poi rotolava fino al fondo dell’imbuto dove tramite un fornello veniva caricato sui vagoni di un treno e portato per mezzo di una ferrovia con poca pendenza ai capannoni di lavorazione Qui il materiale roccioso era ulteriormente macinato, quindi lo si essiccava e se ne estraeva con potenti aspiratori la fibra di amianto che veniva infine insaccata e commercializzata. Successivamente la miniera subì una radicale trasformazione e passò a una coltivazione per “gradoni meccanizzati”, gli stessi che ancora oggi caratterizzano il sito. Da questi gradoni, dell’altezza di 14 metri e larghi circa 10 metri, la roccia veniva estratta (prima con esplosivi e in seguito con potenti macchine scavatrici dette “ripper”) e fatta precipitare nel centro dell’anfiteatro formato dai gradoni stessi. Qui un enorme frantoio effettuava la frantumazione minuta e la inviava, mediante lunghi nastri trasportatori, fino allo stabilimento per l’estrazione della fibra. Dopo la sua chiusura con il passare degli anni si è via via riempita d’acqua. Il lago che si è formato è profondo più di 50 metri. Negli anni di maggiore produzione si riusciva a ricavare fino a 40.000 tonnellate annue di prodotto finito.
Nei pressi di una cittadina della Russia persa nel gelo della regione degli Urali e dal significativo nome di Asbest si trova invece il più grande giacimento a cielo aperto di amianto del mondo. La cava è attiva fin dalla fine del 1800 e si espande su una superficie di 11 chilometri quadrati arrivando ad una profondità di oltre 300 metri. All’inizio del ’900 si arrivava a produrre fino ad 1,5 milioni di tonnellate all’anno fino ad arrivare ad un quantitativo notevolmente ridotto pari alle 400mila tonnellate attuali.
Le ottime caratteristiche chimiche e meccaniche dell‘amianto (come detto resiste a temperature elevate, sopporta bene l’azione di agenti esterni, l’abrasione e l’usura) ed il basso costo di estrazione hanno fatto si che in passato venisse usato su larga scala sia nel settore edile che in quello industriale (l’amianto è presente in oltre 3000 prodotti e manufatti industriali). Di solito si ritrova in forma compatta, inglobato in una matrice cementizia (cemento-amianto in copertura, canne fumarie ecc.) o in altre matrici (pavimenti in linoleum, pareti, pannelli ecc.), ma è possibile trovarlo anche in forma friabile, più pericolosa, nel caso di utilizzo come insonorizzante o isolante sui controsoffitti e/o sulle pareti. Questo materiale, è stato persino usato per la realizzazione di assorbenti igienici interni, filtri di sigarette e da pipa, scenografie di film (per simulare polvere e ragnatele), nella sabbia artificiale dei giochi per bambini, nelle solette da scarpe e in alcuni preparati farmaceutici. La liberazione di fibre di amianto all’interno degli edifici, dove è presente, può avvenire per lento deterioramento dei materiali costitutivi (isolanti o coibenti), per danneggiamento diretto degli stessi da parte degli occupanti o per interventi di manutenzione inappropriata. Grande clamore ebbe nel 1903, in seguito ad un incendio che aveva causato 83 morti, la sostituzione nella Metropolitana di Parigi di materiali infiammabili o che producevano scintille, con manufatti contenenti amianto, compresi i freni delle carrozze. Lo stesso avvenne nella metropolitana di Londra e poi nel 1932 per la coibentazione del translatlantico Queen Mary. Questi eventi furono molto reclamizzati tanto da indurre una eccessiva confidenza con l’amianto fino a favorirne una massiccia diffusione in scuole, ospedali, palestre, cinema oltre che in tutti i settori industriali. Al tempo della Grande Guerra amianto viene installato sulle unità della Marina Militare e sugli aerei come pure nelle baracche costruite al fronte.

La Regia Nave Esploratore Nino Bixio in una foto del 1915
Da un opuscolo si legge “..a bordo delle RR. Navi “Marsala” e “Nino Bixio” l’amianto fu adottato per l’isolazione di tutti gli alloggi e locali di bordo, compresi i locali per radiotelegrafia”. L’amianto era considerato prezioso pure nella costruzione aerea come spiega in dettaglio un manuale Hoepli pubblicato in piena Guerra nel 1916 in cui viene spiegato anche il procedimento con il quale viene applicato: “Questo procedimento consiste essenzialmente nell’applicare sulla tela o sul tessuto un primo strato costituito da una soluzione di gommalacca nell’acqua alla quale si aggiungono dell’ammoniaca in piccola quantità e dell’amianto polverizzato; poi dopo asciugamento di questa soluz. si riveste la tela o il tessuto con una composizione costituita da una miscela di olio di lino o di noce, di caucciù, di coppale e di essenza di spigo in proporzioni determinate. Il primo rivestimento è costituito di: Acqua p. 1.000 – Gommalacca 50 – Ammoniaca 20 – Amianto polverizzato 50. La gommalacca è disciolta a caldo in 250 p. d’acqua alla quale si aggiunge l’ammoniaca. L’acqua rimanente si aggiunge dopo che la gomma lacca si sia disciolta. Alla miscela si aggiunge poi l’amianto polverizzato per addensare la miscela. La quantità di amianto impiegata può variare secondo la natura della tela o del tessuto” (L’amianto al tempo della Grande Guerra. Bianchi et al. Med Lav 2015; 106, 6: 424-430).
Le proprietà dell’amianto sopra ricordate hanno fatto si che “ dal 1880, data in cui ebbe inizio l’estrazione per fini industriali, ad oggi, la produzione di amianto ha avuto un incremento vertiginoso: da poche centinaia di tonnellate ad oltre cinque milioni di tonnellate l’anno.

Un operaio al lavoro in una fabbrica di amianto. Il contatto con il materiale è diretto. L’amianto viene spostato in sacchi di juta. Tutte le fasi vengono svolte a mano con una protezione pressoché inesistente.
L’Italia è stata fino alla fine degli anni ’80 il secondo maggiore produttore europeo di amianto in fibra dopo l’Unione Sovietica e il maggiore tra quelli della Comunità Europea; dal dopoguerra al 1992 sono state prodotte 3.748.550 tonnellate di amianto grezzo mentre le importazioni sono state di 1.900.885 e le esportazioni di 1.475.416 tonnellate. Il periodo tra il 1976 ed il 1980 è quello di picco nei livelli di produzione con più di 160.000 tonnellate/anno prodotte.
A differenza del carcinoma polmonare, il mesotelioma pleurico è un tumore estremamente raro, per il quale l’amianto rappresenta a tutt’oggi la principale causa accertata. Per questo motivo il mesotelioma rappresenta un “evento sentinella” in quanto, per la rarità della sua incidenza nella popolazione generale e per la elevata specificità causale, anche casi isolati di mesotelioma sono attribuibili con elevata probabilità alla inalazione di fibre di asbesto.

una radiografia che mostra un mesotelioma del polmone destro
E’ caratteristico del mesotelioma un intervallo di tempo di comparsa dall’inizio della esposizione mediamente più lungo di quello osservato nel cancro polmonare, potendosi verificare casi anche dopo più di 40 anni di latenza e lo stesso può insorgere anche a seguito di una esposizione alle fibre di amianto estremamente bassa cioè l’esposizione all’amianto può essere anche di breve durata e di bassa intensità purchè trascorra abbastanza tempo dall’inizio della esposizione. Tuttavia non esistono dati che possano dare indicazioni sulla dose minima necessaria per determinare determinare la neoplasia. Questa constatazione preoccupa per l’esposizione a basse concentrazioni di fibre di amianto (in edifici come le scuole e negli ambienti di vita) di soggetti in età molto giovane, come gli scolari, che hanno davanti a sè un lungo periodo di tempo per sviluppare un mesotelioma. Preoccupante il fatto che secondo un dato recente vi siano in Italia almeno 2.400 scuole contaminate dall’amianto.
La sopravvivenza media dall’esordio dei sintomi nel caso del mesotelioma è di 14 mesi.
Nel 1973 l’Agenzia Internazionale per la ricerca sul cancro ha giudicato sulla base di una revisione critica degli studi esistenti che l’amianto può indurre non solo patologie a carico dell’apparato respiratorio ma anche a livello del peritoneo, della laringe, linfomi, dell’apparato digerente e cardiovascolare in quanto l’amianto risulta dannoso anche se ingerito.
La legge di dismissione dell’amianto del 1992 ha portato all’emersione di circa 600.000 persone che riportano di essere state esposte sul lavoro per almeno 10 anni e hanno avanzato domanda all’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale (INPS) per accedere al prepensionamento (in realtà le domande non rappresentano che una parte dei soggetti esposti all’amianto).
Sono, invece 15.845 i mesoteliomi rilevati in Italia tra il 1993 e il 2008.
L’ONA ha istituito la piattaforma digitale ONA REPAC, attraverso la quale ogni singolo cittadino può denunciare e segnalare casi di patologie di cui sospetta l’origine asbesto correlata.
L ’ONA ha costituito anche il Dipartimento bonifica e decontaminazione dei siti ambientali e lavorativi, che permette ad ogni cittadino di segnalare la presenza di amianto e contribuire così a portare a termine la mappatura. Questa struttura si avvale anche della Guardia Nazionale Amianto per realizzare ulteriori strumenti di tutela della salute e dell’ambiente, attraverso non solo la segnalazione ma anche la richiesta di bonifica dei siti contaminati e la collaborazione con le istituzioni locali.
Nel 2014 è stato pubblicato il terzo Rapporto di Sentieri (Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento), il progetto finanziato dal Ministero della Salute e coordinato dall’Istituto superiore di sanità (Iss) che ha come obiettivo lo studio del rischio per la salute nei 44 siti di interesse nazionale per le bonifiche (non solo da amianto) . Emerge dallo studio la gravità della esposizione ad amianto subita dalle popolazioni residenti nei siti in cui è presente amianto e che risulta evidente, per gli uomini, dai dati relativi al mesotelioma. Eccessi per mesotelioma e tumore maligno della pleura si registrano infatti nei siti dove è documentata la presenza di asbesto e fibre asbestiformi, ma anche in quei siti in cui sono presenti aree portuali, un dato, questo, che conferma la diffusione dell’amianto nei siti contaminati anche al di là di quelli riconosciuti tali in base alla presenza di cave d’amianto e fabbriche di cemento-amianto.
La prevenzione secondaria pur con i suoi difetti ha un ruolo ben definito attraverso la diagnosi precoce e l’applicazione delle migliori tecniche di terapia.